Il bianco e nero dell’anima in uno spettacolo dove prosa, comics e video dialogano sul possibile destino dell’umanità
Gebrek, monologo interrotto in due parti di Claudio
Elli, interpretato e diretto da Riccardo
Magherini e lo stesso autore, è in scena dall’11
al 20 dicembre alla Sala
La Cavallerizza del Teatro Litta di Milano. Partecipare ad una delle date in cartellone dà anche la possibilità di conoscere il progetto di ricerca teatrale Caleidos,
del quale lo spettacolo fa parte.
Gebrek, personaggio reale o frutto dell’inquieta immaginazione collettiva? Il nome di Gebrek parla della “mancanza di” qualcosa che non viene detto esplicitamente dal linguaggio verbale, ma si
esprime attraversando le parole, e i concetti a cui rimandano.
Un frankensteiniano collage dei più cruenti dittatori che la storia dell’umanità abbia annoverato, il sommo grado della malattia dell’anima che conduce alla distruzione e all’autodistruzione,
individuale e collettiva. Gebrek si crea e si autodistrugge, Übermensch di
nietzschiana memoria, e il bianconero incisivo presente nel fumetto disegnato da Alex
Miozzi, accompagnato dai video di Francesca
Lolli e sottolineato dal disegno luci diMarco
Meola, ne rimarca il suo delirio di truce onnipotenza, facendosi suo doppio e sua ombra archetipica. Ma Gebrek è anche un Giano bifronte, che terrorizza per la sua ferocia se lo si guarda da
un lato, e al contempo lascia pre-sentire e intra-vedere un sottile avvertimento.
Il testo di Claudio Elli stimola a mettere in moto la nostra intelligenza, esplorando molteplici diramazioni di significato e ricerca. Gebrek si presenta come una figura che sfugge ad una definizione
unitaria, e infatti lo troviamo materializzato in diverse forme sul palcoscenico: uomo in carne ed ossa, fumetto, immagine video. Una dimensione spazio-temporale non definibile, un ipotetico futuro
prossimo al quale ci viene offerto di affacciarci.
Gebrek si esibisce in un lungo monologo, rivolgendosi ad un personaggio – corifeo che ascolta silente e impassibile fino alla fine. Le sue parole grondano spirito dittatoriale, che si traduce anche
nei gesti e nell’atteggiamento corporeo: a cosa ci rimanda? Quale avvertimento possiamo estrarne?
Come l’antica divinità romana, può essere visto come potenziale traghettatore verso il Nuovo Inizio: quello di una nuova consapevolezza, risvegliata dalla visione di uno scenario apocalittico. Ciò
che si rischia, a meno di non cambiare l’attuale rotta della condotta umana.
La scena è allestita in modo essenziale, risultando di grande impatto: in tre punti video scorrono immagini che punteggiano il monologo di Gebrek, a cui dà corpo e voce con un
perfetto physique
du rôle, per azione scenica e vis comico-ironica,
un potente Riccardo Magherini. Ed è come se fosse la traduzione di una visione interiore, un incubo notturno che ritroviamo come materia viva nella realtà quotidiana.
La musica accompagna mettendosi ora a fianco di Gebrek, ora facendosi volutamente distonica.
E alla fine sarà lo stesso Claudio Elli a rompere il silenzio del coro nel quale tutti noi ci riconosciamo, in un finale aperto da scoprire. (by Gaia Gulizia)
Foto di scena: da sin. Claudio Elli, Riccardo Magherini © Diletta Nicosia (Istituto Italiano di Fotografia di Milano)
Clicca sulla locandina per visualizzare il trailer di Gebrek
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